Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università Statale e direttore sanitario dell’ospedale Galeazzi di Milano, è intervenuto ai microfoni della trasmissione ‘Rotocalco 264’ condotta da Roberta Feliziani su Cusano Italia Tv. Sul vaiolo delle scimmie. “Di fatto siamo in una situazione che io credo non dovrebbe determinare un pesante problema di sanità pubblica nel futuro. Questa patologia si trasmette solo da un soggetto sintomatico ed è per ora molto limitata, si tratta di piccoli numeri in Europa. In questo momento dal punto di vista dell’opportunità di contenere questo virus penso sia opportuno essere il più attenti e fare il massimo possibile per evitare che questa patologia si diffonda. Una quarantena di 21 giorni dei contatti stretti può essere utile, ovviamente quarantena fiduciaria, con dei suggerimenti, dei controlli giornalieri con una telefonata, per rimarcare questa importanza di attenzione dei comportamenti e delle situazioni a rischio che possono determinare l’infezione. Non parliamo certo di un lockdown, chiusure, credo che per questa problematica non ce ne sarà bisogno“.
IL VAIOLO DELLE SCEMMIE: COS’È E COME SI TRASMETTE
“Questo virus non è nuovo, lo conosciamo dal 1958, è stato isolato da una scimmia, ma in realtà le vie principali di infezioni sono attraverso alcuni topi, scoiattoli, canidi, che morsicano il soggetto indice o con cui avviene un contatto di fluidi. L’unico dubbio che abbiamo adesso è che questo virus non abbia imparato a trasmettersi meglio da uomo a uomo”.
VAIOLO DELLE SCIMMIE, LA VACCINAZIONE
“In molti ci siamo vaccinati. È giusto che a livello istituzionale si reagisca, si organizzino cose e si pianifichino azioni immaginando scenari diversi. In questo momento non c’è bisogno di attuare una vaccinazione sistematica della popolazione, non è come il covid. Si deve immaginare una vaccinazione con le scorte di un vaccino antivaiolo umano, ormai siamo alla terza generazione. Ma in questa fase è inutile mettere apprensione alla vaccinazione”.