Adesioni di pubblico e partecipazione al Webinar per genitori promosso dall’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Ferrara, che si è tenuto ieri dal titolo “Costruire nuove alleanze – Dai rischi del digitale a un patto condiviso genitori e figli”
I filosofi stanno definendo la tecnologia digitale una prosecuzione del corpo e della mente per molta della popolazione mondiale. Non stupisce pertanto l’alta adesione al seminario tenuto dai formatori del Progetto “Alleanza Digitale” ideato da Fondazione Estense con il supporto operativo del Csv Terre Estensi di Ferrara, che sono intervenuti sul tema delle dipendenze comportamentali correlate all’utilizzo dei supporti digitali e della consapevolezza critica dei media, utili per prevenire e contrastare le dipendenze dai device e migliorare la gestione spazio temporale delle attività, nell’era digitale. L’intervento curato dalla psicoterapeuta EMDR Elisa Stefanati e dal pedagogista Giordano Barioni, ha messo in luce i rischi legati all’iperconnessione da schermo.
Tra il 2010 e il 2015 la vita dei teenager si è trasferita sugli smartphone, con accesso continuo a social media, videogame e attività online. Studiando la prima generazione che ha attraversato la pubertà con lo smartphone in mano, si è avuto riscontro di un aumento dei disturbi d’ansia, dei disturbi del tono dell’umore, dell’isolamento sociale e dell’autolesionismo. Questa ondata di crisi della salute mentale ha colpito più le femmine dei maschi, e soprattutto le preadolescenti. Molti gli studi e le ricerche scientifiche – citate da Stefanati – che provengono dall’Istituto di Tulsa in Oklahoma, dalla Psicologia Sociale di Jonathan Haidt e del prof. Nassim Taleb e dalla New York University.
Da quando bambini e preadolescenti hanno spostato vita sociale e tempo libero sui dispositivi connessi ad internet, l’infanzia fondata sul gioco è stata sostituita dall’infanzia fondata sullo smartphone, modificando gli schemi di risposta agli adattamenti evolutivi. L’apprendimento sociale, che avviene durante tutta l’infanzia, vive un momento sensibile per le competenze culturali e sociali, nella fascia d’età tra i 9 ed i 15 anni: questa fase, che inizia con la pubertà e la preadolescenza, purtroppo è anche l’età in cui gran parte dei preadolescenti riceve in dono il telefono e inizia a spostare la propria vita sociale dall’offline all’ online.
L’attività sui media digitali e sugli schermi modella il modo in cui il cervello si sviluppa
L’attività sui media digitali sta cambiando lo sviluppo del cervello dei bambini, è il dato che emerge dalla ricerca svolta presso l’Istituto per la ricerca sul cervello di Tulsa in Oklahoma. Su un campione di 11 mila ragazzi studiati nell’arco di 10 anni – ha sottolineato Stefanati – è emerso che quelli che facevano più uso di media digitali correlavano con un differente sviluppo delle aree cerebrali, in particolare della corteccia prefrontale ventromediale, una struttura importantissima per la valutazione di se stessi e degli altri, ove avviene l’elaborazione dei sentimenti e delle scelte etiche, una struttura che si starebbe “assottigliando”. Nei bambini in cui si manifestavano queste differenze di sviluppo e che mostravano maggiore dipendenza dagli schermi, si manifestavano più problemi di depressione, ansia, rabbia e impulsività.
Un patto per un uso responsabile delle tecnologie
La comunità educante ha un ruolo importante- ha proseguito Giordano Barioni Pedagogista- è fondamentale intercettare precocemente il disagio, è importante essere accoglienti e non giudicanti per riuscire ad accompagnare i giovani verso un percorso di accettazione di se stessi e del proprio corpo.
Creare un ecosistema educativo e formativo: una comunità educante.
I genitori dovrebbero esse il perno su cui ruota il sistema educativo dei loro figli, dovrebbero essere attenti a chiedere la collaborazione di tutte le figure che operano con i loro figli. Chiedere aiuto è una operazione intelligente quando non è una delega o uno scarico di responsabilità, perché educare l’altro è sempre anche educare se stessi, sia come singoli che come coppia genitoriale, senza il timore di sbagliare perché anche l’insuccesso è una prova di ascolto e di crescita se condivisa con i propri figli, in un tempo che si apre all’ascolto, alla negoziazione delle regole, all’impegno, in una relazione educativa che, priva di giudizio, deve puntare sempre a sviluppare il senso di responsabilità e l’autonomia.
Il pedagogista ha esposto ai genitori un “accordo” chiamato Patto digitale, uno strumento di negoziazione concreta delle regole di utilizzo degli schermi, che ogni famiglia può concordare con i propri figli e che è visionabile e scaricabile sulla piattaforma di Alleanza Digitale (https://alleanzadigitale.org/) uno spazio aperto ad una condivisione proficua e partecipata da parte dei genitori collegati che hanno potuto confrontarsi in una prova “superata” di ascolto e dialogo, per costruire nuove mappe di orientamento nella relazione con le giovani generazioni.
L’Assessore all’Istruzione Pubblica e Politiche Giovanili Chiara Scaramagli ha affermato che: “Oggi il mondo digitale è parte sostanziale della vita delle nuove generazioni al punto che è difficile distinguere l’esistenza online e offline. La continua frequentazione di social, videogame e in generale dell’attività in rete può rappresentare però un rischio per la salute mentale dei giovani, generando comportamenti di dipendenza e isolamento sociale. Per questo oggi è necessario fornire una risposta a questa nuova forma di disagio giovanile, supportando le famiglie che ogni giorno si trovano ad affrontare queste tematiche con i propri figli”.
“Non possiamo più ignorare i rischi per le competenze sociali, emotive e cognitive che corrono i nostri ragazzi, connessi all’uso eccessivo di tecnologia – afferma Riccardo Maiarelli, Presidente della Fondazione Estense – Alla luce delle evidenze scientifiche che dimostrano come modifiche cerebrali siano causate dall’iperconnessione, è più che mai urgente educare i giovani sui rischi e incoraggiare gli adulti a essere modelli positivi nell’uso dei dispositivi digitali, privilegiando esperienze reali e offline”.