A Modena il primo caso in Emilia-Romagna di prelievo di fegato per trapianto da donatore vivente eseguito con il robot.
Si apre una nuova frontiera in Emilia-Romagna per l’utilizzo dei robot in chirurgia. A Modena infatti è stato eseguito per la prima volta un prelievo di emifegato con tecnica totalmente robotica per un trapianto da donatore vivente, uno dei pochissimi casi al mondo. L’intervento, portato a termine con successo, è stato condotto su un uomo di 38 anni che ha donato il suo fegato alla madre affetta da tumore epatico. Entrambi sono in ottime condizioni generali: il donatore è stato dimesso dopo 48 ore dall’intervento, la donna dopo sei giorni.
TECNICA INNOVATIVA
La notizia è stata annunciata in apertura del 45esimo congresso nazionale della Società italiana trapianti, in corso a Trieste in questi giorni. “Si tratta di un’innovazione di grandissima rilevanza– spiega Fabrizio Di Benedetto, direttore della Chirurgia oncologica e trapianti di fegato del Policlinico di Modena e docente all’Unimore– nonché di una tecnica eseguita solo in pochissimi centri nel mondo. L’approccio robotico permette infatti di migliorare ulteriormente la qualità di vita dei donatori, mantenendo gli stessi elevatissimi standard di sicurezza richiesti nella donazione da vivente”.
IMPATTO MINIMO SUL DONATORE
Grazie all’uso della piattaforma robotica Da Vinci, di ultima generazione, “possiamo ricorrere a piccole incisioni cutanee rispettando l’integrità della parete addominale ed estraendo l’emifegato da una piccola incisione sovrapubica, come nel parto cesareo“. In questo modo viene minimizzato l’impatto dell’intervento, sia chirurgico sia estetico, consentendo al donatore una ripresa molto più rapida. Il Centro trapianti di Modena in questi anni ha eseguito oltre 430 interventi di chirurgia robotica, 1.150 trapianti da donatore deceduto e 16 da donatore vivente con tecnica ‘a cielo aperto’.
NUOVE POSSIBILITA’ PER I PAZIENTI
E ora “abbiamo offerto questa nuova possibilità ai pazienti- sottolinea Di Benedetto- il trapianto da donatore vivente rappresenta circa il 7,5% della nostra attività, tuttavia siamo certi che con l’opportunità di eseguire il prelievo per via robotica, e riducendo quindi l’impatto sul donatore, questa chirurgia avrà un’ottima diffusione, specialmente per il trattamento di nuove indicazioni come le metastasi epatiche da tumore del colon”.
“AUMENTARE IL NUMERO DI TRAPIANTI“
Aumentare il numero dei trapianti da donatore vivente, spiega dal canto suo Massimo Cardillo, direttore del Centro nazionale trapianti, “è una delle sfide principali e ridurre il più possibile l’impatto del prelievo chirurgico sul donatore è un incentivo fondamentale per convincere sempre più persone a fare questa scelta. Oggi la donazione da vivente del rene o di una porzione del fegato è un’opzione sicura per chi dona ed estremamente efficace per chi riceve l’organo, con risultati molto positivi anche a grande distanza dal trapianto”. Per questo, sottolinea Cardillo, vengono supportati progetti come quello di Modena “e questo risultato può costituire un punto di partenza per consolidare il programma, a beneficio degli oltre mille pazienti in lista d’attesa per un nuovo fegato”.
“EMILIA-ROMAGNA ALL’AVANGUARDIA”
Per Raffaele Donini, assessore regionale alla Sanità, tra l’altro, “questo trapianto acquisisce ancora più valore” perchè si tratta di “un figlio che dona al proprio genitore. Siamo stati convinti fin dal principio che il robot chirurgico potesse farci raggiungere questi risultati straordinari che ci rendono immensamente orgogliosi. Ancora una volta l’Emilia–Romagna può affermare di essere innovatrice e all’avanguardia”. Di Benedetto è stato anche premiato dalla Società italiana trapianti per questo traguardo. “E’ auspicabile che a questo caso segua un’attività sistematica e possibilmente su larga scala- commenta il presidente Ugo Boggi- è necessario un forte e costante sostegno istituzionale e quindi la ripresa degli investimenti umani e tecnologici nel settore dei trapianti”.