Miglioramenti in salute, istruzione, lavoro e crescita economica, infrastrutture e innovazione, consumo e produzione responsabili, energia.
Sviluppo sostenibile, l’Emilia-Romagna ai vertici in Italia. E’ quanto emerge dal Rapporto Territori 2023 realizzato dall’Asvis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, presentato oggi a Roma. Sui 14 ‘Goal’ presi in considerazione, definiti sulla base degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu, in 10 la nostra regione ha registrato un livello superiore a quello nazionale.
Più nel dettaglio, nel periodo esaminato, tra il 2010 e il 2022, vi sono miglioramenti in sei Goal: salute, istruzione, lavoro e crescita economica, infrastrutture e innovazione, consumo e produzione responsabili, energia. Con alcuni dati esemplificativi: -40,6% il tasso di infortuni mortali e inabilità permanenti sul lavoro, -3% i Neet (i giovani che non studiano o sono senza occupazione); +4,9% la formazione continua e +12,1% la quota di laureati; +14,6% l’efficienza energetica; +37,3% le famiglie collegate a internet con la banda larga; +24,5% la raccolta differenziata dei rifiuti -5,3% i rifiuti urbani pro-capite; -6,1% i consumatori di alcol a rischio.
Stabili altri 6 (agricoltura e alimentazione, parità di genere, acqua pulita e servizi igienico sanitari, disuguaglianze, città e comunità, giustizia e istituzioni), nei quali però si evidenziano parametri dall’andamento positivo: dalla riduzione delle famiglie che dichiarano molta difficoltà a raggiungere tre o più servizi essenziali (-2,6%) al +10,4% di coltivazioni biologiche, dall’aumento della rappresentanza politica delle donne a livello locale (+10,8%) alla riduzione del sovraffollamento delle carceri (-69,9%).
Si hanno peggioramenti, sempre secondo il Rapporto Asvis, in soli due Goal: il primo, relativo alla povertà assoluta e relativa (rispettivamente a 8,8% e 5,6% nel 2022), è campionato sulla ripartizione Nord-Est (8,8% nel 2022) e non regionale; il secondo riguarda invece l’indice di copertura del suolo, passato dal 102,8 del 2012 al 105,8 del 2022.
Un dato, che non tiene ancora conto degli effetti prodotti dalla nuova legge urbanistica regionale, che in controtendenza rispetto al passato ha de-pianificato e sottratto all’espansione quanto prima era previsto nei vecchi piani regolari dei Comuni. A cinque anni dall’entrata in vigore della norma, sono già stati salvati 15mila ettari di territorio, tagliando del 70% la programmazione di espansione urbanistica, che sale all’80% nelle aree a rischio idraulico. Un ulteriore taglio è in arrivo con i 2.700 ettari di nuove previsioni in scadenza entro la fine dell’anno, termine dal quale la Giunta regionale ha deciso lo stop definitivo degli insediamenti previgenti, confermando la fine di ogni proroga dal 1^ gennaio 2024. E proseguono i progetti di rigenerazione urbana portati avanti grazie alla legge regionale: 151 gli interventi di recupero in 118 comuni dell’Emilia-Romagna cofinanziati dalla Regione con 91 milioni di euro, generando un investimento complessivo di 180 milioni. A questi seguiranno ora quelli nuovi, finanziati dal Fondo di Sviluppo e Coesione.
“Lavoro, scuola e istruzione, sanità, innovazione, banda larga e infrastrutture digitali: l’Emilia-Romagna si conferma all’avanguardia nel Paese, rafforzando le proprie reti sociali e investendo in settori cruciali per poter costruire un presente e un futuro diversi- afferma la vicepresidente della Regione, Irene Priolo, con delega alla Transizione ecologica e contrasto al cambiamento ecologico-. Registriamo valori positivi in numerose voci prese in esame dal Rapporto Asvis e dimostriamo ancora una volta di saper lavorare insieme a tutte le parti sociali e le componenti della società regionale per centrare gli obiettivi di sostenibilità fissati nell’Agenda 2030 dell’Onu, che abbiamo fatto nostri nel Patto per il Lavoro e per il Clima”.
Anche nel Rapporto Asvis si ritengono ormai non più rinviabili interventi nazionali per la messa in sicurezza del territorio, in particolare di fronte a eventi meteo sempre più drammatici. A otto anni dall’approvazione della Strategia per l’adattamento, si sottolinea, il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (Pnacc) non è ancora stato approvato definitivamente. Col rischio che nasca vecchio.
“Per quanto riguarda le sfide ambientali- spiega Priolo-, la Regione è attualmente impegnata sul fronte della qualità dell’aria con l’approvazione del nuovo piano integrato (PAIR2030) che, per la prima volta, parte con una dotazione importante di risorse, consapevoli che siamo in pieno Bacino Padano, e che le sole misure regionali non possono essere sufficienti. Ma stiamo portando avanti anche il percorso per la neutralità climatica al 2050, mentre da anni sta ottenendo buoni risultati nel campo dell’economia circolare, siamo stati la prima regione che ha dedicato una legge al riguardo e l’attuazione del Piano regionale per la gestione dei rifiuti e delle bonifiche, approvato nel 2022, ci riconsegna già una riduzione dell’1,4% della produzione pro-capite dei rifiuti urbani e la raccolta differenziata è già arrivata al 74%. E stiamo lavorando anche sul nuovo Piano di Tutela delle acque di cui abbiam già approvato il documento strategico. Infine, sul consumo di suolo abbiamo deciso di intervenire dopo decenni di troppa cementificazione, qui e ovunque nel Paese, approvando una legge regionale i cui numeri parlano chiaro ogni anno di più: la nostra legge funziona e siamo fra i pochi ad averla. Ora però serve una norma nazionale sullo stop al consumo di suolo, oltre a un Piano nazionale di prevenzione del dissesto idrogeologico. E maggiori risorse per la rigenerazione urbana”.