(Adnkronos) – I segni clinici premonitori possono essere "la disfonia, cioè un’alterazione del timbro della voce, la disfagia, cioè una soggettiva sensazione di difficoltà a deglutire, un ingravescente raclage, cioè un fastidio alla gola che porta alla tosse e ad una sensazione di soffocamento, talvolta una percezione di dolore laringeo che si accentua durante l’assunzione di alimenti o farmaci per via orale, fino ad arrivare, nei casi in cui materiale estraneo dovesse pervenire nelle basse vie respiratorie, ad una vera e propria dispnea con ipossiemia correlate al quadro clinico di una polmonite 'ab ingestis'". Lo spiega all'Adnkronos Salute l'immunologo clinico Mauro Minelli, docente di nutrizione alla Lum. "Tra le cause possibili di questa condizione morbosa, al di la di eventuali patologie esofagee o laringee, malattie neurologiche, procedure anestesiologiche, convulsioni o episodi violenti di vomito, va certamente menzionato il reflusso gastro-esofageo – precisa – clinicamente caratterizzato da bruciore di stomaco, rigurgito acido con possibile mal di gola, raucedine, tosse, sapore metallico, alitosi". "In tutti i casi di malattie acido-correlate come, appunto, la malattia da reflusso o la gastrica cronica o l’ulcera peptica complicata o meno da infezione da helicobacter pilory, gli inibitori di pompa protonica (Ipp), comunemente indicati con il termine rassicurante di 'gastroprotettori', sono i farmaci più usati, talvolta per tempi straordinariamente lunghi, molto più lunghi di quanto ragionevolmente si potrebbe e si dovrebbe immaginare – prosegue Minelli – E però le nuove scienze del microbioma ci pongono di fronte a quadri patologici insospettati magari caratterizzati dalla classica fenomenologia reflussiva per la quale la terapia con i cosiddetti gastroprotettori potrebbe essere inefficace se non addirittura controproducente. Nello specifico il riferimento è alla Sibo (Small Intestinal Bacterial Overgrowth o Sovraccrescita Batterica Intestinale), una condizione clinica molto più frequente di quanto non si possa immaginare, spesso scambiata per malattia da reflusso gastro-esofageo ed invece causata da un aumentata concentrazione di microorganismi nell’intestino tenue". La Sibo, "oltre che a quadri patologici intestinali, quali la celiachia, la Snas o la diverticolosi, può essere associata a pratiche chirurgiche come, ad esempio, i by-pass gastro-intestinali, le aderenze post-chirurgiche, le resezioni ileo-coliche con eliminazione della valvola ileo-cecale. Ma la causa più frequente di Sibo è legata proprio alla terapia di lungo corso con inibitori della pompa protonica. È il basso livello di acido nello stomaco che consegue all'uso prolungato di questi farmaci, che favorisce la Sibo – osserva Minelli – È noto, infatti, che l'acido dello stomaco aiuta a scomporre il cibo, ma se questa azione viene bloccata ovvero 'inibita' dai prazoli, gli alimenti, soprattutto quelli fermentabili, raggiungeranno indigeriti i tratti più profondi dell’intestino, fornendo ricco nutrimento ai batteri che in quei tratti albergano con conseguente iperfermentazione a sua volta in grado di provocare meteorismo, flatulenza, diarrea, ma anche strane tachicardie, extrasistoli, tosse, talvolta dispnea e alterazioni del timbro della voce. È proprio allora che si rende indispensabile un approccio diagnostico, terapeutico e nutrizionale accurato e competente per gestire con efficacia un problema montante, e talvolta invalidante, che potrebbe non essere imputabile al classico reflusso gastro-esofageo e che paradossalmente, in mancanza di una diagnosi corretta, potrebbe essere 'curato proprio con i farmaci che concorrono a peggiorarlo". "Ritorna, dunque, un tema che alla luce delle evidenze più emergenti non può non essere considerato. Che un microbiota intestinale in equilibrio sia fondamentale per una serie di funzioni, a partire da quelle immunitarie per arrivare all’assorbimento degli alimenti e alla corretta esecuzione dei processi digestivi, è un fatto oramai ampiamente acquisito. Ma perché la complessa macchina del microbiota possa adeguatamente assolvere alle sue funzioni, occorre garantire il persistente mantenimento, nell’ambiente intestinale, di condizioni favorevoli. E tra queste condizioni, figura la giusta acidità dello stomaco, indispensabile dunque non solo per i processi digestivi, ma anche per il mantenimento di un microbiota efficiente", conclude il medico. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)