La nostra economia ha mostrato un alto grado di resilienza rispetto alle recenti crisi, quella pandemica prima e quella energetica poi. Sostenere le micro e piccole imprese del territorio, che nel 2023 erano il 99,1% del totale complessivo delle imprese attive, è fondamentale perché tali attività rappresentano un asset strategico per lo sviluppo dell’intera collettività.
Gilberto Luppi, presidente della nostra associazione, rimarca l’importanza del ruolo che esercitano le micro, piccole e medie imprese all’interno del tessuto produttivo di Modena e Reggio Emilia, alla luce di un’analisi compiuta dall’ufficio studi associativo che ha approfondito diversi aspetti, dall’impiego ai contratti di lavoro, passando dall’export fino alla pressione burocratica.
I dati di Modena
Come emerge dall’indagine, al 31 dicembre 2023 erano 70.170 le imprese registrate in provincia di Modena e il 99,1% di queste sono micro e piccole imprese con meno di 50 addetti. Quasi due terzi degli addetti (il 58,2%) lavora in micro e piccole imprese. Secondo gli ultimi dati dell’Agenzia regionale per il lavoro, in provincia di Modena si osserva un rallentamento della crescita del mercato del lavoro nel secondo e terzo trimestre 2023. Alla crescita di 4.991 posizioni dipendenti rilevata in provincia negli ultimi 12 mesi a disposizione (ottobre 2022 – settembre 2023) ha contribuito principalmente l’industria in senso stretto, responsabile da sola di oltre il 40% delle posizioni dipendenti create nell’economia provinciale.
Negli ultimi 12 mesi le posizioni lavorative a tempo indeterminato crescono di 7.738 unità, mentre il lavoro intermittente vede una crescita di 1.176 posizioni (dovuta interamente alla dinamica positiva del settore turistico). Le micro e piccole imprese sono protagoniste della ripresa del mercato del lavoro: a Modena determinano il 58% delle entrate previste per il primo trimestre gennaio-marzo 2024. In provincia di Modena il 35,7% dei lavoratori è occupato nel settore Manifatturiero (9^ provincia in Italia): si contano quasi 41 mila lavoratori nelle micro e piccole imprese manifatturiere con meno di 50 addetti.
Export e caro tassi
L’Italia è al 1° posto nell’Unione europea per export diretto delle micro e piccole imprese manifatturiere. Le esportazioni nei settori di micro e piccola impresa alimentari, moda, mobili, legno, metalli e altre manifatture nei primi nove mesi del 2023 ammontano a 2,5 miliardi di euro in provincia di Modena: un calo del 2,2% rispetto alle esportazioni MPI dello stesso periodo 2022, in controtendenza rispetto al +4,9% del totale export modenese. A dicembre 2023 l’indice dei prezzi al consumo in provincia di Modena vede un lievissimo incremento dello 0,4% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Va tuttavia ricordato che a dicembre 2022 l’indice dei prezzi era già aumentato notevolmente rispetto allo stesso periodo del 2021 con un +12,3%. A settembre 2023 in provincia di Modena le imprese dell’artigianato digitale registrano un +0,8% rispetto allo stesso periodo 2022, in controtendenza rispetto al -1,6% registrato dall’artigianato complessivo.
Il caro-tassi è più marcato per le piccole imprese: a giugno 2023 il costo del credito bancario per le MPI emiliano-romagnole sale di 246 punti base rispetto a giugno 2022, pari ad un tasso dell’8% (è il 5,47% per il totale imprese). Questo ha un impatto sui bilanci delle MPI modenesi pari a 118 milioni di euro di maggiori oneri finanziari determinati dalla stretta monetaria, portando a un calo della domanda di credito da parte delle imprese, con conseguente diminuzione degli investimenti e un irrigidimento da parte degli istituti finanziari, che si traduce in un -6,9% dei prestiti alle imprese in provincia di Modena.
I dati di Reggio Emilia
Come emerge dall’indagine, al 31 dicembre 2023 erano 53.925 le imprese registrate in provincia di Reggio Emilia e il 99,1% di queste sono micro e piccole imprese con meno di 50 addetti. Oltre la metà degli addetti (il 52,1%) lavora in MPI. Secondo gli ultimi dati dell’Agenzia regionale per il lavoro, in provincia di Reggio Emilia si osserva un rallentamento della crescita del mercato del lavoro nel secondo e nel terzo trimestre 2023. Alla crescita di 3.287 posizioni dipendenti rilevata in provincia negli ultimi 12 mesi a disposizione (ottobre 2022 – settembre 2023) ha contribuito principalmente l’industria in senso stretto, responsabile da sola del 45,1% delle posizioni dipendenti create nell’economia provinciale.
Contratti e export
Crescono di 4.741 unità le posizioni a tempo indeterminato, mentre il lavoro intermittente vede una crescita di 407 posizioni (dovuta interamente alla dinamica positiva del settore turistico). Le micro e piccole imprese sono protagoniste della ripresa del mercato del lavoro: le MPI infatti determinano a Reggio il 54,6% delle entrate previste per il primo trimestre gennaio-marzo 2024. In provincia di Reggio il 32,4% dei lavoratori è occupato nel settore Manifatturiero (19^ provincia in Italia), valore superiore sia alla media regionale (27,7%) che nazionale (21,3%). In particolare si contano oltre 31 mila lavoratori nelle micro e piccole imprese manifatturiere con meno di 50 addetti.
Le esportazioni nei settori di micro e piccola impresa alimentari, moda, mobili, legno, metalli e altre manifatture nei primi nove mesi del 2023 ammontano a 2,9 miliardi di euro in provincia di Reggio Emilia, e nei primi nove mesi del 2023 segnano un aumento tendenziale del 7,4%, un ritmo triplo rispetto al +2,2% del totale export reggiano.
Indice dei prezzi e caro tassi
A dicembre 2023 l’indice dei prezzi al consumo in provincia di Reggio Emilia vede per il secondo mese consecutivo un calo, pari al -0,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, in controtendenza rispetto al +0,6% registrato a livello nazionale. Va tuttavia ricordato che a dicembre 2022 l’indice dei prezzi era già aumentato notevolmente rispetto allo stesso periodo del 2021 con un +11%. A settembre 2023 in provincia di Reggio Emilia le imprese dell’artigianato digitale segnano un calo -1,3%, meno marcato rispetto al -3,4% dell’artigianato complessivo.
Il caro-tassi è più marcato per le piccole imprese: a giugno 2023 il costo del credito bancario per le MPI emiliano-romagnole sale di 246 punti base rispetto a giugno 2022, pari ad un tasso dell’8% (è il 5,47% per il totale imprese). Questo ha un impatto sui bilanci delle MPI reggiane pari a 90 milioni di euro di maggiori oneri finanziari determinati dalla stretta monetaria, portando a un calo della domanda di credito da parte delle imprese, con conseguente diminuzione degli investimenti e un irrigidimento da parte degli istituti finanziari, che si traduce in un -5,2% dei prestiti alle imprese in provincia di Reggio Emilia.
La pressione burocratica
Secondo l’indicatore di pressione burocratica sulle imprese elaborato da Confartigianato, l’Italia si colloca al 3° posto tra i 27 paesi Ue, dietro a Romania e Grecia e davanti alla Francia: l’impatto della burocrazia sugli investimenti delle imprese pesa lo 0,82% del PIL all’anno di mancata crescita, nel 2023 pari a 16.815 milioni di euro.
Il Segretario Generale Carlo Alberto Rossi conclude:
Questi dati offrono una panoramica concreta e completa del quadro economico e sociale del territorio. È importante che le istituzioni politiche si rendano conto di quanto le micro e piccole imprese siano il motore vero del Paese. Bisogna dunque sostenerle e aiutarle nello sviluppo e nella crescita, da un lato riducendo burocrazia e tassazione, dall’altro con contributi e finanziamenti mirati: solo così, come intero sistema imprenditoriale nazionale, possiamo rimanere competitivi e al vertice per quanto riguarda l’export verso il resto dell’Europa. Il Made in Italy tanto rinomato è frutto del sapere degli artigiani, che mettono passione e orgoglio nella quotidianità della loro attività e riescono così a realizzare prodotti di eccellenza unica.