Ribaltiamo la celebre frase di Dostoevskij, “la bellezza salverà il mondo”: è la bellezza che deve essere salvata dal mondo, in un presente che ha infinite brutture senza riflessioni
“Non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace”. Una risposta semplice e in parte veritiera: infatti, oggi vanno di moda delle vere schifezze! Esordisce così, con tono ironico, Stefano Zecchi all’incontro organizzato dall’Associazione di promozione sociale e culturale Ferrara Cambia e moderato da Andrea Maggi, Presidente dell’Associazione e da Elisa Stefanati, psicoterapeuta e giornalista in una sala affollata di persone.
“La bellezza è cultura, intesa come la capacità non solo di possederla, ma anche di riconoscerla” prosegue il professore.” Il bello, il buono e il vero sono i tre concetti che danno forma alla vita umana, al nostro modo di conoscere e di vivere. Se per quanto riguarda la verità e il bene abbiamo percezioni abbastanza oggettive, non si può dire lo stesso della bellezza: chiunque può circondarsi di cose brutte pensando che siano bellissime e vivere felicemente in questo modo.
La bellezza è quindi cultura, poiché bisogna saperla distinguere… dal brutto! La matematica, se è corretta, è valida e misurabile. La bellezza, invece, no. Si può dire che un Picasso sia bello o brutto? O che lo sia la scrittura di Thomas Mann? Bello e brutto non sono risposte immediate né univoche.
Per questo, al giorno d’oggi, c’è bisogno di un altro concetto: l’educazione estetica. “Se non possiamo definirla oggettiva, questa bellezza va riconosciuta, studiata, compresa. È uno dei pilastri della storia umana e di tutte le culture. Cosa saremmo senza la bellezza? Nulla, il deserto”.
La circostanza dell’incontro, che ha ottenuto l’accredito dell’Ordine dei Giornalisti, presente tramite il VicePresidente Alberto Lazzarini, è stato anche l’occasione per affrontare il tema dell’informazione tra estetica, etica e responsabilità. Che cosa significa studiare la comunicazione da un punto di vista estetico? La domanda rivolta al professore. Stefano Zecchi ha risposto appellandosi al grande senso di responsabilità che l’attività giornalistica deve possedere in quanto da un lato significa considerarla non una semplice trasmissione di informazioni, attività che va svolta selezionando con grande cura ciò che è ritenuto un fatto di rilevanza, ma anche una relazione coinvolgente che attiva sensibilità, emozione e intelligenza. Dall’altro, significa riflettere con molta cura e senso critico su come i media digitali e i social media, vale a dire tutti quei mezzi che danno forma alla comunicazione e la rendono condivisibile, finiscono per trasformare, influenzare e orientare anche la nostra esperienza sensibile.
La serata è stata anche l’occasione per presentare il suo utimo romanzo appena uscito per i tipi di Mondadori, “Resurrezione” che contiene un messaggio di rinascita, speranza per superare e andare oltre gli ostacoli che limitano e frenano la nostra vita. Dobbiamo essere aperti al cambiamento per superare la paura di mettersi continuamente in gioco, poiché nulla è mai definitivo o già scritto, e c’è sempre la possibilità di evolvere e rinascere. Forte il messaggio sul tema del sacro, della rinascita e della resurrezione da una vita “morta”. Una religione ha un significato per l’intera umanità se porta alla pace interiore e a quella sociale ha aggiunto lo scrittore. La bellezza è anche la forza di risorgere dal nulla, dalla brutalità del male. Fare bellezza non è privilegio dell’artista, anche nell’operare di tanti eroi della vita quotidiana che donano se stessi per aiutare gli altri si fa bellezza. Nella bellezza c’è la condizione ubiqua della resurrezione. La bellezza come antidoto alla violenza.
Infine lo scrittore ha strappato scroscianti applausi alla platea ad una precisa domanda: quale “libreria” non dovrebbe mai mancare nella formazione delle persone. I 5 libri che ognuno di noi dovrebbe leggere sono nell’ordine, l’iliade di Omero, l’opera Fedro di Platone, La Divina Commedia di Dante, il Don Chisciotte di De Cervantes Saavedra, ma anche Goethe, Dostoevskij, Proust, Kafka e Thomas Mann.
E’ stato l’ultimo appuntamento del 2024 per l’Associazione Ferrara Cambia che chiude un anno ricchissimo di iniziative culturali di alto livello: più di 20 incontri con giornalisti, scienziati, filosofi, imprenditori che hanno richiamato centinaia di persone in quella che è diventata, in soli cinque anni, un vero e proprio punto di riferimento per i ferraresi che amano la propria città e vogliono contribuire alla crescita culturale – e non solo – di Ferrara.