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“La Bohème” a cavallo della storia: il debutto ferrarese nella stagione 1896-97

Tra le opere più rappresentate di Giacomo Puccini, La Bohème è stata più volte presente anche nei cartelloni di Ferrara e della sua provincia. Lo sarà anche questo fine settimana, venerdì 26 e domenica 28 gennaio al Teatro Comunale “Claudio Abbado” di Ferrara, in occasione del centenario dalla scomparsa del grande compositore italiano, amato in tutto il mondo.

 

L’allestimento, sotto la regia di Cristina Mazzavillani Muti, riprende l’affascinante viaggio nella Parigi del 1830. L’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini è diretta da Nicola Paszkowski, Rodolfo è interpretato da Alessandro Scotto di Luzio ed Elisa Verzier veste i panni della dolce Mimì. Nelle parti di Musetta e Marcello sono impegnati rispettivamente Alessia Pintossi e Christian Federici. Schaunard è Clemente Antonio Daliotti, Colline è Andrea Vittorio De Campo. Nel cast ci sono inoltre Fabio Baruzzi (Benoît), Ivan Merlo (Parpignol) e Graziano Della Valle (Alcindoro, sergente dei doganieri). Il Coro del Teatro Municipale di Piacenza è diretto da Corrado Casati, mentre il Coro di Voci Bianche Ludus Vocalis – Novello da Elisabetta Agostini e la Banda Musicale Cittadina di Ravenna da Mauro Valgimigli. Si tratta di una produzione Ravenna Festival in coproduzione con Teatro Galli di Rimini, Teatro del Giglio di Lucca, Fondazione Teatro Comunale di Ferrara e Teatro Verdi di Pisa.

 

“Un’opera che ha attraversato i decenni e che ancora racconta parte della nostra storia – è il commento dell’assessore alla Cultura Marco Gulinelli – e che ora apre la stagione lirica del 2024 al Teatro Comunale di Ferrara, rendendo omaggio al grande compositore Giacomo Puccini”.

 

Proprio attraverso quest’opera di Puccini si possono ripercorrere le diverse epoche di Ferrara, come ricorda uno scritto di Dario Favretti, ora direttore organizzativo e coordinatore artistico di Ferrara Musica, pubblicato nel programma di sala della Bohème della Stagione Lirica 1996 del Teatro Comunale. La Bohème debutta infatti nella città estense nella stagione di Carnevale 1896-97 al Teatro Comunale di Ferrara, ottenendo un trionfo. Poco più di un anno era passato dalla Prima dell’opera pucciniana del 1° febbraio 1896 al Regio di Torino, diretta dal ventinovenne Arturo Toscanini e salutata da un successo di pubblico, mentre la critica accusava Puccini di aver smarrito la carica innovativa della Manon Lescaut. Celebre diventerà la stroncatura del critico della Stampa, Carlo Bersezio: “La Bohème come non lascia impressione nell’animo degli uditori, non lascerà grande traccia nella storia del nostro teatro lirico”.

 

La recensione della prima estense della Bohème, apparsa sulla Gazzetta Ferrarese, ne elogia invece l’esecuzione. La penna di Aldo Bennati ne enfatizza la progressione positiva rispetto alla precedente opera e ne apprezza la capacità del compositore di rendere il contrasto nell’opera. “Dalla Manon alla Bohème – scrive Bennati nella recensione – il progresso è innegabile”, e aggiunge: “L’azione musicale nel mentre si svolge spensierata e briosa, conserva sempre in fondo la nota soavemente malinconica che adombra ogni sentimento di gioia”. La concertazione di Mingardi è definita “sicura, organica, ricca di sfumature”, Mimì è “gentile, tenera, carezzevole”, mentre Musetta è “piena di verve e civetteria”; Rodolfo al debutto viene definito una vera rivelazione, tanto da consigliare al suo interprete, il giovane tenore catanese Salvo Pambianchi, che è studente al secondo anno di Legge, di “buttar via le Pandette e il Codice Zanardelliano”.

 

Nell’Archivio comunale di Ferrara, legate alla Prima ferrarese della Bohème, sono presenti alcune chicche del tempo, che restituiscono appieno la vivacità dell’evento cittadino, come l’elenco dei palchisti e degli abbonati alla stagione di Carnevale 1896-97, i borderò con primi incassi di stagione, la distinta proposta dei generi per la caffetteria, una lettera della pasticceria Azzolini, vincitrice dell’appalto; la locandina a stampa della caffetteria del Teatro Comunale: Nel listino sono presenti in bella grafia il costo dei gelati, di paste e birra, vino nero e bianco, al fiasco o al bicchiere. Il caffè costa 20 centesimi, il Cognac 5 stelle 25 centesimi, il gelato alla napoletana 40 centesimi. Una bottiglia di Champagne costa ben 10 lire. E poi la lettera del Maestro concertatore e direttore d’orchestra Vittorio Mingardi, a garanzia del buon esito della concertazione, che datata 14 gennaio 1897 riporta: “Dopo la prova testé finita dell’opera La Bohème, dichiaro che il concerto della medesima è maturo, e che si può senz’altro permettere l’andata in scena per la sera del sabato 16 gennaio 1897”. Per la decima rappresentazione del Comunale, quella della Prima della Bohème appunto, sono presenti 300 biglietti d’ingresso, 7 sono riservati a militari, 166 di scanno, 8 vengono aggiunti nel foglio appena sotto, a penna, 159 sono posti di Loggione. L’incasso complessivo della serata è di 1.183,25 lire.

 

Non mancano poi le rappresentazioni successive. Nella stagione 1898/99 gli esiti di critica rimangono positivi rispetto alle voci maschili e a Mimì, con alcune riserve su Musetta. Rimane il successo di pubblico, confermato da ben 13 repliche in cartellone al Comunale, che nel nuovo secolo ospiterà ancora Manon Lescaut, seguita da Tosca (di cui il Teatro conserva ancora una copia della locandina originale ora nelle sue sale del Ridotto), Madama Butterfly e Turandot.

 

Col nuovo secolo la Bohéme troverà “casa” all’Arena Tosi-Borghi, inaugurata nel 1857 e che dal 1913, rinnovata, prenderà il nome di Teatro Verdi e diventerà “luogo deputato alla vita teatrale ferrarese nei suoi aspetti più popolari, prima come teatro di prosa, poi gradualmente anche come teatro lirico”, spiega Favretti. Sarà in cartellone sia nell’autunno 1907 (con ben 10 repliche) che nel dicembre 1916. Nella Gazzetta le recensioni teatrali a fatica si fanno spazio tra i necrologi: è il giorno di guerra numero 523, nonostante ciò la sala del Verdi “accoglie festosamente” la Bohéme.

 

Nel Ventennio, durante il 1930, il regime fascista promuove il Carro di Tespi lirico, portando spettacoli itineranti anche a Ferrara. Nel 1933, La Bohème è rappresentata nel campo del Polisportivo Comunale di Cento con interpreti di spicco, dal tenore Angelo Minghetti (un “Rodolfo inimitabile”, secondo il Corriere Padano) al soprano Adelaide Saraceni e ad Elisa Ferroni (“una Musetta deliziosa e invidiabile”). Grande è il successo di pubblico. “Treni popolari da Ferrara e Bologna, torpedoni da Bondeno e Molinella – ricorda sempre Favretti – danno affluire migliaia di spettatori da tutta la provincia”. La Bohème ritorna a Capodanno, sempre nel ‘33 al Verdi, con un cast che comprende anche le ferraresi Maria Govoni (Mimì alla seconda recita al posto di Luisa Palazzini) e Norma Zanni nel ruolo di Musetta.

 

La Bohème continua a essere rappresentata a Ferrara tra le due guerre, con numerose repliche in vari teatri della provincia, dal teatro comunale di Argenta al Borgatti di Cento. Non si attenua nemmeno durante la Seconda Guerra Mondiale. Sarà anzi l’ultima produzione teatrale musicale prima della liberazione. Va in scena a Cento, in occasione delle feste di Capodanno del ‘44. Ferrara è stata duramente bombardata dagli alleati il 29 dicembre del 1943. Saranno due rappresentazioni degne delle tradizioni artistiche del teatro. Tra gli interpreti il tenore Giuseppe Traverso e il soprano Rita Mariani, direttore dello spettacolo il maestro Silvio Tagliapietra.

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