Oggi 25 Settembre è la giornata mondiale dei sogni. I sogni sono un insieme di immagini, emozioni e pensieri che possono formare un racconto coerente oppure confuso e difficile da decifrare. Ma da dove arriva questo materiale che la nostra mente rielabora durante la notte? E quale la relazione tra i sogni e la qualità del sonno? La parola agli esperti
Cosa sono i sogni e a cosa servono?
Considerati come uno dei fenomeni psichici più complessi e misteriosi, i sogni vengono studiati fin dai tempi antichi. Ma cosa sono e a cosa servono? Il sogno è un’attività mentale che si verifica durante il sonno, in cui il cervello, mentre il corpo si riposa, rimane attivo rigenerandosi, ampliando le connessioni tra le cellule cerebrali, consolidando i ricordi e creando immagini, suoni e sensazioni che costituiscono la dimensione onirica.
Sogni e sonno: quale relazione????
A metà del secolo scorso si credeva che i sogni si verificassero unicamente durante il sonno REM. Da molto tempo si sa che questo concetto era improprio. A ridimensionarlo sono stati diversi studi che hanno dimostrato come anche le altre fasi del nostro riposo notturno ospitano i sogni.
Quando sogniamo di meno? Gli esperti della Medicina del Sonno sostengono quando ci depriviamo di ore di riposo per lavoro, per divertimento o per necessità. Succede allora che le parti del sonno in cui si sogna si riducono e di conseguenza anche la nostra capacità di ricordarli cambia.
Il sonno è un processo fisiologico che svolge un ruolo essenziale per il benessere fisico e mentale. Fondamentale sarebbe dormire almeno 7-8 ore un sonno di buona qualità, cioè che sia ristoratore e ci faccia sentire bene durante la giornata
È ormai noto, infatti, che la deprivazione di sonno è un fattore di rischio per sovrappeso, ipertensione e diabete – spiega la dottoressa Beatrice Casoni psichiatra a Bologna, inoltre una carenza cronica di sonno può esercitare un effetto negativo sullo sviluppo cognitivo, la regolazione dell’umore, l’attenzione, i processi di apprendimento e memoria. È stato dimostrato che la carenza di sonno può danneggiare letteralmente il cervello contribuendo addirittura all’insorgenza della Malattia di Alzheimer, mentre in età infantile può correlarsi a disturbi molteplici, i più importanti quelli del neurosviluppo, come ADHD ( deficit di attenzione e iperattività) e i disturbi dello spettro autistico
Quindi alterazioni di questa importante funzione fisiologica possono influenzare negativamente la salute e la qualità della vita in modo trasversale a tutte le età.
I disturbi del sonno possono essere diversi:insonnia che può manifestarsi con difficoltà all’addormentamento, risvegli frequenti durante la notte o sveglia precoce al mattino
disturbi del respiro, come le apnee parossistiche notturne ipersonnie, cioè una sonnolenza diurna continuativa e invalidante alla cui base possono esserci numerose condizioni
disturbi del ritmo sonno-veglia, cioè la naturale alternanza di periodi di sonno durante la notte e di veglia durante il giorno a cui concorrono stimoli ambientali come l’alternanza luce-buio e fattori propri dell’organismo come la secrezione di melatonina, l’ormone che induce l’addormentamento e regola i ritmi circadiani parasonnie, cioè comportamenti indesiderati durante il sonno come sonnambulismo, pavor notturno ecc. e disturbi del movimento del sonno come la sindrome delle gambe senza riposo, cioè la sgradevole sensazione di fastidio alle gambe che induce un continuo movimento durante la notte.
Meno sogni se ci si priva di sonno
Quando si fa invece più fatica a ricordare i sogni? Quando si soffre per esempio della sindrome delle gambe senza riposo, probabilmente a causa dei microrisvegli troppo brevi che comporta il disturbo. O quando dormiamo per recuperare ore di sonno perdute la sera precedente, perché abbiamo fatto un turno di lavoro o siamo stati troppo tempo a navigare su internet: ci sono studi che stabiliscono che in questa situazione la capacità di ricordare i sogni può calare anche del 75 per cento.
I problemi di insonnia, non comprendono solo la difficoltà di addormentamento -conferma la dottoressa Roberta Lanza Farmacista e Scientific Advisor, Schwabe Pharma Italia– ma anche una vera e propria alterazione della qualità del sonno.
Proprio così, le difficoltà più rilevanti sul tema non coinvolgono solo la velocità di addormentamento, ma anche l’architettura del sonno, che spesso non è riposante come dovrebbe per la sua scarsa profondità. A volte siamo i primi a illuderci, decantando il fatto che ci bastano poche ore di sonno! Attenzione…il corpo si deve ristorare e per fare ciò necessita in media di almeno 7 ore di sonno. Come rimediare?
I falsi miti sul sonno
Partiamo smascherando qualche falso mito e ricordando qualche regola, che ci permette di delineare l’etica del buon dormitore. Guardare la tv non concilia il sonno, anzi, le luci blu della tv e del telefono alterano la percezione sonno-veglia. Fare un pisolino al pomeriggio non compensa le ore perse di notte, all’opposto, il sonno è diverso e ciò ostacola l’addormentamento serale. Inoltre, un giaciglio caldo non favorisce il riposo: la temperatura ideale si aggira intorno ai 18 gradi. Infine, teniamo a mente come anche l’alimentazione abbia un ruolo fondamentale tra le cause dell’insonnia, sia in termini di orari sia per il cibo che assumiamo.
E se volessimo ricorrere a qualche rimedio?
L’ideale è combattere l’insonnia in modo che gli effetti collaterali non superino i benefici che possiamo ottenere. Alcuni farmaci aumentano la durata in termini di ore di sonno ma ne danneggiano la qualità, causando spesso anche assuefazione e dipendenza.
Un’alternativa di efficacia comprovata dall’uso consolidato e dalle evidenze cliniche è data dai preparati botanici di grado farmaceutico contenuti nei farmaci vegetali. Gli estratti titolati e standardizzati di Valeriana officinalis WS®1014 e Melissa officinalis WS®1303 hanno dato evidenza di sicurezza ed efficacia nel curare proprio i “cattivi dormitori”. Questi estratti diventano un ottimo alleato, in quanto provvedono a facilitare l’addormentamento ma soprattutto ad aumentare la durata delle fasi del sonno profondo, contribuendo così ad un sonno di qualità. Primo elemento essenziale è la standardizzazione: solo somministrando sempre la stessa dose di estratto avremo infatti un’azione costante e ripetuta nel tempo. E il sonno è un meccanismo che richiede quanta più “regolarità” possibile! Nello specifico il fitocomplesso di valeriana svolge un’azione sedativa dimostrata in vitro e in vivo, riconducibile alla sua capacità di agire sugli stessi recettori dei farmaci di sintesi, i recettori GABA e dell’ADENOSINA. Il vantaggio rispetto alle terapie tradizionali è di non arrecare alcun fenomeno di dipendenza o rebound, così da non ridurre la vigilanza e le attività cognitive durante il giorno.
L’abbinamento con l’estratto di melissa ci permette di ottenere un effetto potenziante e sinergico sull’azione sedativa e contribuire ad una azione rilassante, antispasmodica e antiossidante.
E se l’insonnia è da stress?
Purtroppo, stress e insonnia sono legati l’uno all’altra in un circolo vizioso. Se lavoriamo su una delle due problematiche, ciò avrà effetti positivi anche sull’altra. Ricordiamo a questo proposito l’estratto di Rhodiola rosea che ha dimostrato un’azione importante nei confronti dello stress alleviandone i sintomi e agendo sugli ormoni che lo caratterizzano, come il cortisolo. Regolarizzando i livelli di questo ormone si riduce lo stato d’ansia e di nervosismo che posso indurre insonnia. Con qualche regola nello stile di vita e affidandoci alla natura possiamo combattere l’insonnia, senza farci sopraffare dai suoi effetti negativi.