Dal 31 ottobre al 9 novembre la 22a edizione del festival internazionale che esplora gli immaginari legati ai corpi e ai generi. Focus sulla nuova scena coreografica tedesca. Nella sezione cinema From Ground Zero, il film collettivo palestinese selezionato per gli Oscar .
Gender Bender mantiene il suo respiro internazionale e una vocazione multidisciplinare: attraverso i diversi linguaggi della produzione artistica – danza, cinema, letteratura, arti visive – accende prospettive originali e le mette a confronto, per aprire un dialogo inedito sui generi, i corpi e i desideri. Guarda il calendario giorno per giorno.
Il festival è curato da Daniele Del Pozzo e Mauro Meneghelli ed è prodotto da Il Cassero LGBTQIA+ Center di Bologna, con il contributo di Regione Emilia-Romagna, assessorato alla Cultura, Ministero della Cultura, Comune di Bologna , settore Cultura e creatività, Consolato generale della Repubblica Federale di Germania e tanti partenr pubblici e privati.
La sezione danza presenta 8 prime nazionali. Occhi puntati sulla nuova scena coreografica tedesca, protagonista del primo fine settimana del festival con tre artisti che hanno scelto la Germania come base per il proprio lavoro creativo: James Batchelor, Margarida Alfeirão e Moritz Ostruschnjak.
Nella sezione cinema, in programma quattro prime nazionali e uno sguardo sul conflitto in medio oriente con l’appuntamento con From Ground Zero (4 novembre), progetto ideato da Rashid Masharawi per tracciare la memoria dell’occupazione palestinese tramite 22 cortometraggi girati a Gaza da altrettanti artisti lì residenti. In cartellone anche Les femmes au balcon (fuori concorso a Cannes), diario onirico dell’attrice, sceneggiatrice, regista ed ex modella Noémie Merlant, nato sull’onda del movimento #metoo, co-sceneggiato e co-prodotto da Céline Sciamma.
Nella sezione incontri, tra gli appuntamenti: Walter Siti presenta C’era una volta il corpo, il suo nuovo libro in uscita a ottobre con Feltrinelli, in cui si interroga sul tema forse più urgente del momento: il rapporto tra corpo umano e artificialità nell’epoca di un’accelerazione tecnologica senza precedenti. Tommaso Giartosio porta il suo Autobiogrammatica, finalista al Premio Strega 2024, edito da Minimum Fax; Claudio Rossi Marcelli propone la conferenza spettacolo Barbie siamo noi, un sorprendente racconto per immagini.
Da non perdere la mostra Resilienza Trans di Jul Maroh, artista transgender e queer, multidisciplinare e transfemminista, autore della grafic novel Il blu è un colore caldo, da cui fu tratto il film La Vita di Adele, vincitore nel 2013 della Palma d’oro a Cannes. Dal 31 ottobre al Das, resta aperta per tutta la durata del festival.