Autoprodotto, a impatto zero, alimenta l’impianto di riscaldamento dell’istituto “Meucci” di Carpi, primo in Italia e in Europa. Gli altri progetti nella “Hydrogen Valley” modenese
Tutti gli usi dell’idrogeno
Sulla Terra però è pressoché impossibile trovarlo allo stato puro, per cui occorre produrlo.
Parliamo dell’idrogeno: è lui l’indiscusso protagonista dell’impianto di riscaldamento della palestra dell’istituto scolastico “Meucci” di Carpi, in provincia di Modena. Un impianto – al servizio di un istituto scolastico – che è primo, in Italia e in Europa, nel suo genere.
Dalla scuola pubblica alle aree industriali dismesse: la Regione Emilia-Romagna, con il bando “idrogeno verde nelle aree dismesse”, ha assegnato un finanziamento da 19,5 milioni di euro (risorse Pnrr) per il progetto “IdrogeMo”, di Hera e Snam: consentirà di realizzare una vera e propria “Hydrogen Valley” a Modena.
Infine, dalla mobilità ai trasporti, fino al suo utilizzo quale combustibile green per le industrie: il ruolo dell’idrogeno nella transizione energetica è al centro di Hydrogen Expo, mostra-convegno italiana (alla sua seconda edizione) dedicata al settore, che si è tenuta dal 17 al 19 maggio 2023 negli spazi del Piacenza Expo.
Energia pulita per una scuola pubblica: la caldaia a idrogeno verde di Carpi
Fare educazione fisica riscaldati dall’idrogeno. All’istituto “Meucci” di Carpi, in provincia di Modena, è possibile. Tutto è partito da un bando energia della Provincia di Modena, che si è aggiudicato Coopservice (Reggio Emilia). Da qui il progetto (costo, 350mila euro), ideato nel 2020, realizzato e poi inaugurato all’inizio del 2023. Ed ecco l’impianto: si basa su un sistema di generazione del calore costituito da una caldaia alimentata a gas idrogeno prodotto sul posto, tramite pannelli fotovoltaici collocati sul tetto della palestra. I pannelli alimentano una serie di elettrolizzatori a celle elettrolitiche modulari, che scindono le molecole d’acqua in idrogeno e ossigeno.
Cosa significa, tutto questo, per l’ambiente? Con quest’intervento, ogni anno le emissioni di CO2 in atmosfera verranno diminuite di 717 tonnellate, equivalenti a quanto verrebbe assorbito da 145 ettari di bosco (per avere un’idea, è la superficie di 25 campi da calcio).
Per quanto riguarda l’immagazzinamento dell’idrogeno, è previsto un sistema di stoccaggio ad hoc: realizzato con una tecnologia più sicura e controllata di quella utilizzata per gli impianti a gas metano, consentirà di utilizzare l’energia prodotta nei mesi estivi durante il periodo invernale.
Idrogeno verde nelle aree dismesse: il bando della Regione e il progetto IdrogeMo
Si chiama “IdrogeMo”, è il progetto di Hera e Snam che ha ottenuto 19,5 milioni di euro dal bando della Regione, nell’ambito del Pnrr, per produrre idrogeno verde nelle aree dismesse. Con queste risorse, verrà realizzato a Modena un polo che produrrà fino a 400 tonnellate di idrogeno: sorgerà in un’area industriale dismessa (la discarica esaurita di via Caruso, e quindi senza alcun consumo di suolo). L’area ospiterà un parco fotovoltaico di 6 MW di potenza collegato a un elettrolizzatore che, tramite l’utilizzo dell’energia elettrica fornita dal fotovoltaico, produrrà idrogeno. L’investimento complessivo di Hera, in qualità di capofila del progetto, e Snam è di 20,8 milioni di euro.
Scuole, aree dismesse e case a Castelfranco Emilia (Mo) la prima sperimentazione nazionale
Siamo sempre nel modenese, questa volta a Castelfranco Emilia. Qui si è svolta, a novembre 2022, con esito positivo, la prima sperimentazione nazionale sull’idrogeno per uso civile: ha riguardato una trentina di famiglie e abitazioni (la porzione di un quartiere), con l’obiettivo di studiare le migliori metodologie per l’utilizzo di una miscela di idrogeno e gas naturale nelle reti di distribuzione esistenti. È stata allestita una centrale temporanea in uno spazio del quartiere, e realizzati gli allacci alle reti, che hanno portato la miscela ai fornelli e ai boiler. Un progetto, questo, della multiutility Hera, realizzato dalla controllata Inrete Distribuzione Energia.
Per la prima volta, inoltre, sono stati coinvolti tutti gli operatori della filiera del gas: dalle società di distribuzione ai costruttori di dispositivi tecnologici, fino ai produttori di apparecchi di riscaldamento e di cottura e agli enti riconosciuti a livello internazionale che hanno supervisionato ogni aspetto di sicurezza.