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Ecco il Piano regionale contro gli incendi boschivi, valido fino al 2026: al centro controllo e prevenzione

Tra le novità un nuovo studio di previsione, l’analisi della vulnerabilità territoriale, il coinvolgimento di “Comunità resilienti” come il mondo degli agricoltori

Un nuovo Piano contro gli incendi boschivi in Emilia-Romagna. Il via libera è arrivato dalla Giunta regionale nell’ultima seduta.

Sin dal 1978 la Regione si è dotata di un Piano di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, ma quello appena approvato, e valido fino al 2026, assicura, tra le altre cose, revisioni annuali di monitoraggio degli eventi e verifica del fenomeno secondo le Linee Guida ministeriali.

Il Piano regionale indirizza le attività antincendio e coordina una serie di attori responsabili fino al livello comunale. Inoltre, comprende uno studio di previsione che analizza il rischio di incendio in ciascuna zona del territorio regionale, fissa le strategie di controllo e prevenzione del fenomeno e indica le modalità di spegnimento.

L’aggiornamento del piano perfeziona l’analisi della vulnerabilità territoriale sulla base dei modelli di combustibile e approfondisce le problematiche relative agli incendi di “interfaccia”, ovvero di un fuoco di vegetazione che si diffonde o può diffondersi su linee, superfici o zone dove costruzioni o altre strutture si incontrano o si compenetrano con aree vegetate creando condizioni di pericolosità particolari. Per l’Emilia-Romagna questo è un tema particolarmente rilevante in quanto regione popolosa, di transito e dal paesaggio così diversificato.

L’Emilia-Romagna, al confine tra l’area biogeografica continentale e quella mediterranea, sta al limite dei grandi incendi: fino ad ora sono stati registrati episodi abbastanza contenuti ma rischia, a seguito del riscaldamento climatico, fenomeni di sempre maggiore gravità con danni incalcolabili al patrimonio economico e ambientale.

Il piano prevede anche il coinvolgimento di “Comunità resilienti” valide e responsabili, come il mondo degli agricoltori, per la prevenzione del rischio incendi. Per questo è importante promuovere interventi formativi per la diffusione di buone pratiche volte a mitigare il rischio di incendio boschivo e la corretta gestione dei residui agricoli e forestali.

Le aree forestali in Emilia-Romagna

Circa il 95% delle aree forestali dell’Emilia-Romagna si trova nel territorio collinare e montano che, potenzialmente, è pressoché integralmente soggetto a rischio di incendi boschivi. Gli indici di boscosità risultano del 38% nella fascia collinare, del 57% nella fascia submontana e addirittura dell’80% nella fascia montana mentre la pianura presenta un indice di boscosità ridotto al 3%. Circa il 23% dei boschi regionali è compreso nel sistema Aree Protette-Rete Natura 2000 che, a sua volta, al 45% risulta boscato.

La distribuzione dei boschi è generalmente frammentata con diffuse soluzioni di continuità dovute alla presenza di praterie, pascoli, incolti e qualche coltivo, per lo più di carattere estensivo. Tali discontinuità della copertura forestale sono più frequenti ed estese lungo la fascia collinare e tendono a ridursi nella fascia montana.

Complessi forestali continui ed accorpati di grandi dimensioni (centinaia o migliaia di ettari) sono presenti solo in alcune zone montane a ridosso del crinale appenninico. La pianura, la cui componente forestale è poco rilevante dal punto di vista dell’estensione, oltrechè scarsamente interessata da incendi in quanto prevalentemente costituita da formazioni tipiche di ambiente fresco o umido come pioppeti e cenosi ripariali, annovera tuttavia formazioni a pino domestico e marittimo altamente infiammabili presso la costa e latifoglie locali, soprattutto querce e lecci, generalmente ricompresi nel Sistema delle Aree Protette (Riserve Naturali, Aree di riequilibrio ecologico, alcune stazioni del Parco Regionale del Delta del Po). Qui il pericolo incendi aumenta durante prolungati periodi di siccità e grande affluenza di visitatori.

Solo il 14% delle foreste in regione è di proprietà pubblica, il 27% ricade all’interno di aziende agricole; il rimanente 59%, più della metà dei boschi regionali, è di proprietà privata non organizzata in un contesto aziendale, è altamente frazionata e priva di una gestione attiva e consapevole. Tali condizioni sono i presupposti per un maggior rischio di incendio boschivo. Altro elemento di criticità è rappresentato dal fatto che solo il 60% dei boschi della nostra regione ha attitudini produttive. Nel 40% dei casi si tratta di boschi di protezione, su pendici molto acclivi e di problematico accesso.

L’andamento storico degli incendi in Emilia-Romagna

In Emilia-Romagna negli ultimi anni la superficie forestale percorsa dal fuoco ha presentato forti variazioni, imputabili anche all’andamento climatico piuttosto irregolare. Negli anni ’70 bruciavano in media 660 ettari all’anno, saliti successivamente a circa 800 ettari con valori massimi di 1200 ettari del 1993 e minimi di 267 nel 1994.

Le fonti e i riepiloghi annuali degli incendi boschivi prodotti in passato dal Corpo Forestale dello Stato e oggi dall’Arma dei Carabinieri riportano il 1998 come anno in cui si registra il dato più alto in termini di superficie incendiata: 1530 ettari percorsi dal fuoco.

Negli ultimi venti anni i dati sono migliorati, anche se destano preoccupazione tendenze climatiche progressivamente ostili nei riguardi degli incendi e del loro controllo.

L’ultimo picco in ordine cronologico (534 ettari percorsi dal fuoco) si registra nel 2017; nei 28 anni considerati la media regionale si attesta attorno ai 326 ettari all’anno per 112 incendi di quasi 3 ettari ciascuno.

Eccezion fatta per 2007, 2012 e 2017, negli ultimi 15 anni si sono registrati mediamente incendi poco estesi (con una media intorno all’ettaro), anche nel 2021, annus horribilis, per l’Italia (con più di 150.000 ha totali) e non solo.

Per quanto riguarda la distribuzione stagionale degli incendi, risulta che i periodi più soggetti al fenomeno sono quello tardo invernale (mesi di marzo, aprile), al concomitante verificarsi di assenza di neve al suolo, scarse precipitazioni, forte vento e ritardo delle piogge primaverili e quello tardo estivo (luglio, agosto) fino all’arrivo delle prime perturbazioni autunnali.

Nel periodo tardo invernale gli incendi risultano frequenti nel settore occidentale della regione, mentre in quello orientale gli incendi si concentrano quasi esclusivamente nel periodo estivo.

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