“Bologna città 30 è una cura per rendere le strade più sicure e punta a salvare vite”, dice Lepore. E rassicura: “Non arresteremo nessuno, non sequestreremo mezzi”
“Se noi salviamo venti vite l’anno non vale la pena? Per me sì. Per quanto mi riguarda vale la pena anche perdere le elezioni per venti vite l’anno“. Non ha dubbi il sindaco di Bologna Matteo Lepore, che ‘inaugurando’ oggi la città a 30 all’ora ad una rotonda del Fossolo chiarisce quale è la posta in palio.
“L’obiettivo della Città 30 è zero morti sulle strade. L’indicatore di risultato sarà questo, non il numero delle multe”. Lo scorso anno, ricorda il primo cittadino, ci sono state 22 vittime della strada in città, e “siamo già a 13 nel 2023”. Ma quota zero è un obiettivo raggiungibile, assicura. Per questo vale la pena rischiare. “In tanti sui social stanno scrivendo cose ironiche, ci sono insulti nei confronti del sottoscritto e dell’amministrazione comunale. Ma io non ho nessun timore– assicura Lepore- si capirà nei prossimi anni che abbiamo fatto il bene della città. Chiedo però a queste persone di pensare al ragazzo finito ieri al Maggiore per un incidente grave sui viali e ai famigliari delle vittime della strada”.
UNA LETTERA PER I BOLOGNESI
Temi che Lepore ha toccato nella lettera che verrà inviata a tutti bolognesi: i cittadini la troveranno nelle buchette della posta. “Perché questo- spiega il sindaco- è un provvedimento molto importante, un modo diverso di vivere la città. Nessuno ha mai investito così tanto sul trasporto pubblico: abbiamo l’obiettivo di compiere anche una transizione modale, sempre più persone nei prossimi anni dovranno preferire il mezzo pubblico o andare a piedi e in bicicletta. Vogliamo convincere le persone ad andare meno in auto”. A questo proposito “sfido chiunque a dire che vivere senz’auto non sia un miglioramento della qualità della vita. So che ci sono tante persone che devono usare l’auto e non vanno colpevolizzate ma chiunque fa l’esperienza di non usarla sicuramente vive meglio. Noi dobbiamo far sì che più persone possano permettersi di non usare l’auto”.
www.dire.it