Da sito estrattivo a percorso geologico e naturalistico. Priolo: “Una criticità trasformata in punto di forza”
Dove c’era una cava di argilla, oggi c’è un sentiero minerario e naturalistico. Un itinerario di circa 4 chilometri che si percorre in tre ore di cammino: inizia in località Casale, in comune di Baiso (Re), e permette di arrivare nel fondovalle del Rio Giorgella attraversando un paesaggio spettacolare, al punto da essere inserito tra i geositi dell’Emilia-Romagna. Il tutto nella stessa porzione di territorio sottoposta in passato a uno sfruttamento molto intenso, causato dalla presenza di due poli estrattivi.
“La Regione ha creduto da subito nella possibilità di valorizzare questo luogo, che rischiava di restare un sito dismesso: prima, nel 2017, ha finanziato uno studio multidisciplinare per individuare proposte di sviluppo turistico, sportivo e naturalistico e poi ha anche stanziato 110 mila euro per iniziare a trasformare quel progetto in realtà”, spiega l’assessore regionale alla Protezione civile, Irene Priolo, intervenuta stamattina al taglio del nastro dell’anello escursionistico di Cà Vai insieme al sindaco, Fabrizio Corti.
Lo studio è stato realizzato dal Comune di Baiso in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia, la Provincia di Reggio Emilia e operando in stretto rapporto di collaborazione e confronto con i Servizi regionali di difesa del suolo e geologico. Baiso è inoltre stato inserito tra i “casi di studio” del progetto europeo ‘Minland’, di cui l’Emilia-Romagna è uno dei 22 partner: l’obiettivo è promuovere azioni e strategie per una pianificazione sostenibile delle materie prime, mettendo in luce le buone pratiche di convergenza e sinergia tra i diversi usi del suolo e i vari interessi di sfruttamento.
Il percorso Cà Vai
L’anello escursionistico di Cà Vai ambisce a valorizzare l’eccezionale patrimonio paesaggistico e naturalistico costituito dalle argille varicolori del bacino del Rio Giorgella. Prende il via in Località Casale a quota 500 metri sul livello del mare e supera un dislivello di 200 metri, con una lunghezza di 4,1 chilometri. Facilmente percorribile e rivolto a tutti, permette di incontrare la quasi totalità degli ambienti naturali che contraddistinguono il sito minerario di Baiso-Ca’ Monte e rio Giorgella, oltre ai residui di lavorazione delle vecchie cave. L’osservatore può quindi cogliere le complesse interazioni che esistono tra diversi contesti ecologici, vegetazionali, morfologici e litologici situati all’interno di questo emblematico territorio che per la sua spettacolarità è stato in parte riconosciuto come geosito dell’Emilia-Romagna.
La storia delle cave d’argilla a Baiso
Baiso (Re) ha costituito un centro importante per l’approvvigionamento delle argille che, a partire dalla metà del secolo scorso, sono state alla base della nascita e dello sviluppo del polo ceramico di Sassuolo-Scandiano. Questo trend, positivo fino alla fine degli anni Ottanta, si è poi interrotto con l’arrivo di nuove tipologie produttive basate sulle ceramiche a pasta bianca, che hanno determinato un consistente cambiamento delle materie prime utilizzate.
Ad oggi il territorio comunale è quindi contraddistinto dalla presenza di aree di cava dismesse situate in luoghi di notevole pregio ambientale e paesaggistico, che hanno assunto a seguito dell’abbandono un aspetto suggestivo con estesi affioramenti di argille policrome.