Il Comune di Bologna, attraverso il servizio Informagiovani, ha pensato ad un corso di formazione per genitori e studenti che illustri i pericoli e i comportamenti da tenere nell’utilizzo della tecnologia
Un patentino per l’uso corretto dei social da dare ai ragazzi e ai loro genitori. È l’iniziativa che il Comune di Bologna, attraverso il servizio Informagiovani, sta per mettere in campo come ulteriore strumento per affrontare alcuni dei problemi collaterali alla pandemia in atto e al maggiore uso delle nuove tecnologie da parte degli adolescenti, anche per motivi di studio e di relazione. Come spiega oggi in commissione Scuola di Palazzo D’Accursio l’assessore comunale alle Politiche giovanili, Elena Gaggioli, l’idea è realizzare un vero e proprio “patentino social”, attraverso un “corso di formazione per genitori e alunni che illustri i pericoli e le buone condotte da tenere nell’utilizzo di questi strumenti”. Rispetto a fenomeni patologici e di cyberbullismo, spiega Gaggioli, “per noi è importante prevenire, creando consapevolezza”. Anche per questo, a Palazzo D’Accursio si sta pensando di estendere l’iniziativa “anche agli under 14” e di realizzare “un percorso anche per le elementari, visto che oggi il primo smartphone spesso viene regalato per la comunione”, sottolinea l’assessore.
Intanto, da fine novembre l’Ateneo di Bologna ha avviato uno sportello online gratuito di ascolto psicologico per tutti i ragazzi coinvolti in episodi di bullismo e cyberbullismo. Nei primi due mesi, spiega la psicologa dell’Alma Mater Annalisa Guarini, quindi tra dicembre e gennaio, sono state 20 le richieste ricevute dal servizio: 10 da parte di genitori, nove da insegnanti e uno direttamente da un ragazzo. Quasi tutte queste richieste vengono dalle scuole medie, sottolinea Guarini, da dove “viene una grande richiesta di aiuto” da parte sia dei genitori sia degli alunni. Allo sportello dell’Alma mater, spiega ancora la psicologa dell’Ateneo, non si rivolgono solo le vittime di bullismo, ma anche “molti genitori preoccupati dal fatto che il proprio figlio compie atti di aggressione o perché si fa trascinare in episodi” di questo tipo. Si parla di aggressione sia verbale sia fisica, ma anche attraverso le nuove tecnologie. Per questo alcuni ragazzi, sottolinea ancora Guarini, hanno sviluppato stati di “ansia e di paura nei confronti della scuola”.
Gli insegnanti che si sono rivolti allo sportello dell’Alma Mater, invece, hanno “chiesto di essere supportati con materiali per fare attività in classe oppure per avere una supervisione di alcune dinamiche in classe”, ma anche per ottenere un “supporto nel rapporto con i genitori”
fonte Agenzia Dire.it