“Banca di Piacenza è banca di territorio e di ascolto, l’anno che si chiude è interessante da questo punto di vista anche sui numeri.
Abbiamo colto un’eredità importante e non facile, che è quella lasciataci dal nostro storico presidente Corrado Sforza Fogliani. Da un lato, quello del buon andamento della gestione bancaria, abbiamo continuato ad ottenere risultati positivi dalla fondazione ad oggi, cioè considerare i clienti come persone e non come numeri avendo presente che il primo capitale dell’impresa è la persona. Dall’altro lato abbiamo dovuto sopperire alla mancanza del Presidente per le incombenze di cui si occupava in prima persona, cioè quelle legate alla cultura in senso ampio, eventi culturali significativi che valorizzassero l’intero territorio in cui l’Istituto opera, oltre 100 manifestazioni organizzate sia nella Sala Panini che nella Sala Sforza Fogliani.
Dal punto di vista dei risultati finanziari, gli obiettivi che c’eravamo dati per l’anno 2024, ormai in dirittura d’arrivo, sono stati ampiamente raggiunti.
Siamo una testimonianza che cultura e profitto non sono in antitesi tra loro, ma anzi che le attività culturali impattano positivamente sulla redditività della banca.
Va detto inoltre che il profitto, almeno per quanto ci riguarda, viene perseguito attraverso modelli etici di fare business, noi non siamo una banca che è orientata ad obiettivi di breve termine, il nostro orizzonte è sempre mirato al medio-lungo periodo, in un’ottica che il nostro cliente nel tempo possa diventare socio e possa estendere la sua scelta anche alle generazioni successive. La crescita del cliente e della sua famiglia si traduce in un arricchimento del territorio, ed è questo che fa un nostro modello di successo.
Questo modello di vicinanza al territorio si riflette anche nella cultura aziendale e che il personale e i collaboratori della Banca hanno fatto loro ed è un grande valore societario. E’ in loro che si traduce il modello di banca d’ascolto, la tecnologia non deve tradursi in spersonalizzazione del rapporto.”
D. Presidente pare che le concentrazioni bancarie continuino, qual è il suo pensiero?
R. Osserviamo con favore a quello che sta accadendo nel panorama bancario italiano, c’è necessità di grandi player che possano competere con i colossi bancari europei e che possano essere di sostegno alla grande azienda italiana. Ma non possiamo non rilevare che il tessuto imprenditoriale italiano è composto per la stragrande maggioranza da piccole e medie imprese, a tale proposito cito dall’ultimo libro di Giovanni Tamburi “Fare sistema in Italia” quanto testualmente riportato: “le micro imprese italiane sono storicamente più del 95% del totale, contro il 96% della Francia, il 94% della Spagna e l’82% della Germania. Focalizzandoci in modo un pò meno superficiale, cioè sulle forze lavoro, si scopre che le micro imprese italiane danno lavoro al 45% degli occupati, contro il 30% della Francia e il 19% della Germania”. Detto questo per questa crescita serve il modello di banca del territorio, per il quale l’imprenditore, l’artigiano, il professionista non è un algoritmo ma è innanzitutto una persona. Necessario guardare ai numeri ma soprattutto alle persone. La desertificazione degli sportelli è un problema, si pensi che nel 2023 sono state chiuse 800 filiali e nel corrente anno il trend è in continua crescita. La chiusura dei punti operativi non è solo un problema di cambio di IBAN, ma si traduce in disagi per la clientela e pone difficoltà alle imprese che utilizzano credito. Se l’azienda e/o l’imprenditore che ha linee presso due banche che si sono accorpate, difficilmente godrà dell’intera sommatoria delle linee in essere. Noi, al momento siamo in controtendenza e i risulrtati ci stanno confortando.
Quanto all’offerta di prodotti finanziari noi non abbiamo mai venduto prodotti ad alto rischio (no diamanti, no derivati) la nostra offerta sarà sempre basata su prodotti che compreremmo anche noi. Preferiamo rinunciare ad opportunità di guadagni elevati in favore di riduzione dei rischi, siamo una banca trasparente che pone al centro le persone e ha una catena decisionale veloce.
D. In conclusione un focus del suo Istituto sull’anno che verrà?
R. Il 2025 ci vedrà ancora protagonisti come banca di territorio, banca di ascolto, una banca che sa dialogare con la propria clientela, un Istituto autonomo, solido dal punto di vista patrimoniale e che continuerà nella sua performance, avendo presente le nostre ottimali contenute dimensioni che non ci rendono preda, ma attenti interlocutori ad eventuali opportunità di crescita.