L’Emilia-Romagna si posiziona al settimo posto della classifica per regioni, nell’ambito di una ricerca del Centro Studi di Confartigianato regionale che registra ed elabora i dati sulla sostenibilità nei tre ambiti ambientale, economico e sociale.
All’interno del 18° Rapporto annuale Confartigianato viene infatti proposta la prima edizione dell’Indice Confartigianato Imprese Sostenibili per regione elaborato dal Centro studi di Confartigianato, nel quale si delinea il posizionamento dell’Emilia-Romagna rispetto ai restanti territori nell’ambito dei tre pilastri della sostenibilità: ambientale, economico e sociale. L’indice permette di monitorare, tramite 22 indicatori, l’attivazione delle pratiche sostenibili nelle imprese, in particolare nelle micro e piccole, e le condizioni di contesto e di habitat che favoriscono la sostenibilità dell’economia territoriale.
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I dati nel dettaglio
Nel dettaglio si osserva un ritardo della nostra regione nell’ambito della sostenibilità ambientale, posizionandosi al terzultimo posto nel ranking regionale con un indice pari a 378 (inferiore al 449 medio nazionale). Pesa tra gli indicatori considerati la ridotta quota di imprese che effettuano attività di formazione per il personale in ambito green (25% in Emilia-Romagna VS 27,9% nazionale) e la ridotta dinamica di questo indicatore nel tempo.
In ambito di sostenibilità economica l’Emilia-Romagna si posiziona invece al terzo posto dopo Lombardia e Veneto con un indice di 768, beneficiando tra gli indicatori della più alta spesa delle imprese in ricerca e sviluppo in rapporto al PIL (1,65% VS 0,88% nazionale).
L’indice di sostenibilità sociale pari a 630 posiziona l’Emilia-Romagna nona nel ranking regionale, con uno tra i più alti tassi di occupazione femminile dopo Trentino-A.A. e Valle d’Aosta, tuttavia con la peggior dinamica dello stesso rispetto al 2019 (-0,7 punti) dopo la Sardegna.
Complessivamente l’indice che sintetizza i tre ambiti citati della sostenibilità vede la nostra regione posizionarsi al settimo posto, con un valore pari a 592 superiore al 548 medio nazionale, mostrando un habitat mediamente sostenibile e con numerosi punti di miglioramento.
Amilcare Renzi, “la politica dei piccoli gesti non è più sufficiente”
“Il 2023 è stato un anno emblematico sul fronte della necessità di una svolta nelle politiche ambientali – afferma Amilcare Renzi, segretario di Confartigianato Emilia Romagna -. Stiamo arrivando a un punto di non ritorno, è ormai chiaro che la politica dei piccoli gesti non è più sufficiente. Serve un nuovo modello di sviluppo economico e sociale in cui l’artigianato e la micro e piccola impresa possono essere protagoniste. Ma gli sforzi degli imprenditori devono però essere accompagnati da politiche e interventi pubblici orientati ad affrontare la transizione in atto. Servono investimenti pubblici per la lotta al cambiamento climatico, occorre intervenire sulla burocrazia che spesso rallenta i processi virtuosi e ostacola l’attivazione di nuovi e fondamentali strumenti, come le Comunità energetiche. Poi non dobbiamo dimenticare che la carenza di manodopera qualificata è un ostacolo alla propensione green delle piccole imprese. Il lavoro c’è, mancano i lavoratori. Questo è il grande paradosso che compromette anche le prospettive di sviluppo sostenibile.”
Davide Servadei, “operare in modo etico e responsabile verso le comunità di appartenenza e nel rispetto del territorio”
“Gli artigiani e le Mpi sono impegnati da tempo in azioni per ridurre l’impatto ambientale delle proprie attività, ma anche a operare in modo etico e responsabile verso le comunità di appartenenza e nel rispetto del territorio – aggiunge Davide Servadei, presidente di Confartigianato Emilia Romagna -. Un esempio viene dal mondo della ceramica dove stiamo dimostrando nei fatti che un’economia circolare è possibile. Certo è solo un esempio, ma se non si inizia da qualche parte poi è inutile lamentarsi. I materiali di scarto delle lavorazioni ceramiche che sarebbero da smaltire – spiega Servadei -, vengono utilizzati per i sottofondi delle case. Per quanto riguarda gli smalti di scarto è in fieri un progetto di filiera che prevede il loro recupero per realizzare un materiale di vetro con un colore-simbolo della sostenibilità e che sarà utilizzato da tutti i ceramisti di Faenza. Ma non finisce qui. Anche il fango dell’alluvione che ha colpito nei mesi scorsi la Romagna, una volta filtrato, è stato riciclato per costruire manufatti che rappresentano lo spirito della nostra comunità che ha tradotto un evento da negativo a positivo”.