“Interventi immediati” per la montagna, e già si parla di aumenti per gli skipass.
È già allarme energia per il turismo invernale. Dopo il Covid e la carenza di neve, nel 2022-2023 potrebbe essere il caro-bollette a danneggiare irreparabilmente la stagione. I gestori degli impianti di risalita chiedono infatti alla politica soluzioni immediate per scongiurare aumenti che, assicurano, mettono a rischio la stagione dello sci. “Non c’è tempo da perdere e non possiamo aspettare le elezioni e il nuovo Governo, bisogna intervenire subito sui rincari dell’energia che mette in ginocchio il futuro della montagna”, afferma Valeria Ghezzi, presidente di Anef, l’associazione nazionale degli esercenti funiviari, che chiede che il tema energetico venga messo in cima all’agenda elettorale. E Luciano Magnani, rappresentante di di Anef Emilia-Romagna, parla chiaro: “dobbiamo pensare seriamente a come impostare la prossima stagione e non possiamo che pensare ad un aumento dei prezzi degli skipass”.
“COSTO ENERGIA AUMENTATO GIÀ SEI VOLTE, COSÌ È INSOSTENIBILE”
Il costo dell’energia, sottolinea Ghezzi, “è aumentato anche di sei volte rispetto ad agosto 2021. A questo punto, l’energia che serve per alimentare gli impianti di risalita e i sistemi di innevamento programmato, quando servono, a cui si aggiunge il gasolio utilizzato dai mezzi battipista, rischia di diventare un costo insostenibile. Un costo che andrebbe a minare le sorti di tutta la filiera che vive dell’industria della neve e comprende hotel, ristoranti, trasporti, scuole di sci. La preoccupazione va soprattutto alle tante piccole imprese che operano nel settore e che rischiano di chiudere”. Marco Grigoletto, presidente di Anef Veneto, si dice preoccupato per i costi di gestione. “Già lo scorso inverno la bolletta era aumentata in maniera considerevole, ora diventa davvero difficile affrontare una stagione con costi così elevati. Questo potrebbe portare a rincari negli skipass dal 5 al 10%”.
PER I GESTORI SI RISCHIANO RINCARI ANCHE DEL 20-25%
Ancora più drastico Massimo Fossati, presidente di Anef Lombardia: “A questo punto il problema è la sostenibilità economica: per fronteggiare gli aumenti dei costi dovremmo proporre aumenti del 20-25%”. “Già quest’estate abbiamo fatto girare gli impianti con costi fuori da ogni logica- aggiunge Giampiero Orleoni di Anef Piemonte- In vista dell’inverno non sappiamo veramente dove andremo a finire, innanzitutto perché al momento non c’è nessuna certezza, non abbiamo alcuna garanzia. Di certo per noi può diventare davvero insostenibile, con prezzi a questi livelli non so cosa potremmo fare, potrebbe diventare controproducente aprire“.
E L’APPENNINO RISCHIA DI ESSERE PENALIZZATO ANCHE DI PIÙ
“Chiaramente il caro energia inciderà pesantemente. Siamo a costi triplicati rispetto all’ante crisi e non è detto che ad autunno non ci siano ulteriori aumenti”, fa notare da parte sua Danilo Chatrian, di Anef Valle d’Aosta. Infine, l’Appennino. “Dopo due anni di pandemia ci mancava solo questa tegola”, allarga le braccia Magnani, preoccupato anche per il fatto che il “tipo di sciatori che frequentano le nostre stazioni scelgono normalmente visite in giornate o weekend, quindi il costo del carburante li penalizza ulteriormente”.