Una proroga di 30 giorni del divieto di mobilità tra Regioni, che scade il 25 febbraio: è quanto ha anticipato il ministro delle Autonomie Mariastella Gelmini ai governatori. I limiti, nel nuovo decreto legge Covid, dovrebbero riguardare anche la possibilità di fare visita ad amici e parenti e cioè la regola che, per ora valida fino al 5 marzo, consente di spostarsi verso un’altra abitazione privata massimo in due persone, con i figli minori di 14 anni.
“Domani, al Consiglio dei ministri, porterò il documento inviatomi dalle Regioni all’attenzione del governo”: lo avrebbe detto la ministra degli Affari regionali Mariastella Gelmini al vertice con le Regioni. “Non possiamo pretendere di chiamarvi a ratificare decisioni già prese, ma possiamo e vogliamo chiedervi di partecipare ad un processo decisionale che certo dovrà essere tempestivo, che certo dovrà essere snello, ma che non potrà calare sulle vostre teste”, afferma Gelmini.
Un cambio di passo sulle norme che determinano i colori delle Regioni, per evitare i continui cambi, che leghi le decisioni a parametri più oggettivi e anche alla possibilità di indenizzi immediati alle singole categorie
Il tutto però senza abbassare la guardia perché le varianti corrono e impongono strette mirate ed immediate. Le Regioni chiedono questo al nuovo governo: vogliono una diga ai contagi, ma anche misure che tengano conto dell’oggettiva realtà dei casi sul territorio e delle sofferenze economiche. Per questo, come ha sottolineato il presidente della conferenza della Regioni, Stefano Bonaccini, “è necessario che i provvedimenti restrittivi regionali siano adottati con l’intesa del ministro della Salute”. Ma sulla possibilità di una Italia tutta arancione, ovvero di restrizioni omogenee per l’intero territorio nazionale, si registrano dissensi.
Sulla proposta avanzata venerdì dal presidente Stefano Bonaccini concordano la Toscana, la Campania, la Lombardia, ma il vicepresidente della Conferenza Giovanni Toti, governatore ligure, ha espresso la sua contrarietà. “Il paese si aspetta di ripartire”, ha detto. E ha proposto una zona gialla nazionale. Le Regioni vogliono un “deciso cambio di passo nella campagna vaccinale e per la ripresa economica”. E il presidente della conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini sottolinea: “Occorre che le misure siano conosciute con congruo anticipo e tempestività dai cittadini e dalle imprese”. L’altra richiesta è che “per i provvedimenti che introducono restrizioni particolari per singoli territori si attivino anche contestualmente gli indennizzi per le categorie coinvolte”. Davanti ad un’ipotetica Italia tutta arancio ha tuonato anche il leader della Lega Matteo Salvini. “Basta con gli annunci, gli allarmi e le paure preventive”, ha scritto su Facebook stigmatizzando “lockdown ingiustificati e generalizzati”.
Una delle prime decisioni che dovrà prendere il governo sarà quella sullo stop della mobilità tra Regioni col decreto che scade il 25 febbraio: l’intenzione, visti i dati, è quella di prorogare il blocco almeno fino la 5 marzo quando scade il dpcm attuale che norma le misure anti Covid. Misure che qualcuno vorrebbe alleggerire: il Campidoglio per voce del neoassessore al Commercio Andrea Coia porterà al tavolo del prefetto di Roma e poi del governo la richiesta di consentire la ristorazione anche serale in fascia gialla.
Per quanto riguarda la scuola, “nel quadro della situazione epidemiologica generale e territoriale, sarebbe necessario qualificare l’attività scolastica (al pari delle altre attività) con un’apposita numerazione di rischio”: è quanto si legge nella bozza della piattaforma di proposte che le Regioni presenteranno al governo. “Occorre, in ogni caso, implementare le forme di congedo parentale nonché prevedere ulteriori risorse economiche a sostegno dei genitori – si conclude il testo -, nel caso di chiusura delle scuole di ogni ordine e grado per aggravamento della situazione epidemiologica”.