Elisabetta Molinari, responsabile della Direzione Rete, ha iniziato la sua carriera lavorativa in Banca di Piacenza lavorando in rete per anni, in varie filiali, maturando un’esperienza che definisce centrale e stimolante e che le ha offerto preziose opportunità di crescita ed apprendimento
“Aver ricoperto i diversi ruoli all’interno della filiale – spiega – mi ha permesso di comprendere a fondo le logiche e le metriche che regolano la rete ”
Il cammino professionale di Elisabetta ha avuto inizio nel 1988 e dal 2015 lavora presso la struttura centrale, dove inizialmente ha ricoperto il ruolo di Capo Area per poi assumere la responsabilità della Direzione Rete.
Come è strutturata la Direzione Rete di Banca di Piacenza?
La Direzione Rete è una direzione a cui fanno riferimento quattro coordinamenti: Il coordinamento Imprese, il coordinamento Private, il coordinamento Dipendenze con la rete degli sportelli e il coordinamento Dipendenze sviluppo.
E’ una struttura che coordina l’operatività commerciale dell’intera rete di vendita poichè questi quattro coordinamenti, con funzioni diverse, hanno tutti un obiettivo comune: il raggiungimento del budget accordato.
La filiale, come gestore di relazione con la clientela, quale peso ha nella struttura di Banca di Piacenza?
La nostra Banca è una Banca territoriale, indipendente e di ciò siamo orgogliosi, capace nel tempo di rinnovarsi senza snaturarsi in coerenza con la propria identità cooperativa.
In questo contesto pur con l’ausilio di tutti i canali complementari che agiscono di supporto, la filiale rimane il principale canale di interazione con la clientela; riteniamo infatti che questo modo di fare Banca, su cui non arretriamo a differenza di altri player che vanno nella direzione opposta, porti ad una cura del cliente basata su una consulenza fortemente personalizzata in una logica economica che trova reciproca soddisfazione.
Questo è un tema che sentirà ripetere spesso, ma è effettivamente così.
Il segno distintivo della nostra Banca, riconosciutoci dalla clientela, è la capacità di offrire risposte in tempi brevi grazie alla professionalità dei dipendenti integrata da una catena decisionale corta.
Si pensa che in futuro si possa fare a meno degli sportelli, ma per voi la filiale, quindi, è ancora il principale canale di vendita?
Certamente! Non abbandoniamo il nostro modo di fare banca, esportando questo modello di gestione del rapporto banca/cliente già sperimentato e apprezzato anche nei territori limitrofi.
La nostra storia testimonia la longevità e la validità dell’attuale modello e i risultati dimostrano di saper rispondere alle sfide di un mercato sempre più competitivo in un contesto economico in continua evoluzione.
Nel nuovo piano strategico sono previste nuove aperture?
Abbiamo concluso il piano strategico 2021-2023 con l’apertura di Voghera, di Modena, Pavia e Reggio Emilia. Per il piano strategico 2024-2026 il perimetro delle filiali dovrebbe rimanere invariato, fatto salva qualche considerazione che faremo in fase finale. Sono comunque situazioni che verranno valutate nel tempo.
L’obiettivo attuale è sia quello di consolidare e mantenere le nostre quote di mercato sulle filiali storiche sia quello di crescere sulle filiali di nuova apertura che stanno già esprimendo risultati estremamente soddisfacenti.
Ci sono possibilità di crescita per le banche territoriali in futuro?
Assolutamente sì, le prospettive sono decisamente ottimistiche.
Le banche territoriali hanno capacità di crescita perché riescono a capitalizzare tutte le loro caratteristiche distintive, combinando il loro forte legame con il territorio alla capacità di innovare.
La loro rilevanza nel sostenere famiglie e imprese rappresenta una base solida su cui costruire un successo duraturo.
Ritengo fondamentale che all’interno del sistema bancario coesistano biodiversità in un mercato basato sulla libera concorrenza.
a cura di Agostino Marotta
