In questa intervista il dottor Pietro Boselli, Vicedirettore Generale della Banca di Piacenza, condivide la sua vasta esperienza professionale illustrando come una banca locale possa evolversi e adattarsi mantenendo saldi i suoi legami con il territorio. La carriera di Boselli è iniziata il 16 maggio 1986 nella filiale di Sarmato, in provincia di Piacenza, che ha recentemente festeggiato 55 anni di attività. In quel periodo, lavorava come cassiere in un team di tre persone e la Banca aveva solo la metà delle attuali filiali.
All’epoca la tecnologia era ben lontana dai livelli odierni e le operazioni quotidiane venivano svolte con metodi ormai superati regalando un tocco nostalgico a quei giorni. In questi primi anni di lavoro Boselli ha notato due aspetti fondamentali: la costante crescita della banca attraverso una strategia mirata a mantenere solide radici nel territorio e il forte legame con la comunità locale. Lavorando in una piccola filiale, ha compreso l’importanza che la banca attribuiva all’interazione diretta con i clienti, una filosofia che ha abbracciato e portato avanti durante i suoi 39 anni di carriera.
Successivamente, Boselli è stato trasferito all’Agenzia 2 di Piacenza dove ha approfondito la gestione dei conti correnti e ha guidato il settore titoli. Ha ottenuto anche la qualifica di promotore finanziario acquisendo importanti competenze normativo-legali. Dopo dieci anni di permanenza nell’Agenzia 2, è stato nominato vicedirettore e successivamente Direttore dell’Agenzia 1, una delle filiali più importanti dopo la Sede centrale. Ha affrontato questo ruolo con grande responsabilità, grazie anche al supporto di un team eccellente.
Nel 2009 è stato nominato direttore della Sede di Piacenza con un team composto da 34 persone. In questa prestigiosa sede ha lavorato per oltre sette anni collaborando strettamente con la direzione generale e il consiglio di amministrazione. Questo percorso è stato fondamentale per il suo sviluppo professionale culminato nella nomina a Vicedirettore Generale il 1° settembre 2016.
Nel corso degli anni, dalla sua entrata nel 1986 fino ad oggi, la Banca di Piacenza ha mantenuto intatto il suo spirito di banca locale senza mai perdere di vista l’importanza del territorio.
Dottor Boselli, Lei ha iniziato la sua carriera lavorativa in una piccola filiale di provincia con il ruolo di cassiere per poi arrivare oggi a ricoprire un ruolo importante che è quello di Vicedirettore Generale. Una carriera, dunque, caratterizzata non solo dalla crescita professionale, ma anche di rapporti. Lei ricopre anche il ruolo di Direttore commerciale, ma quale è oggi la struttura commerciale di Banca di Piacenza?
“In questo momento la struttura commerciale è composta da due parti: la Direzione di Rete e la Direzione Commerciale. La Direzione di Rete comprende tutte le filiali della banca, il Private Banking e il Coordinamento Imprese; all’interno della Direzione Rete sono presenti settori specialistici come ad esempio il settore dell’agricoltura potenziato di recente anche per la natura dei territori in cui la Banca è presente.
La Direzione di Rete è retta in questo momento da Elisabetta Molinari, il Private Banking e il Coordinamento Imprese sono strutture dove il focus principale è la relazione con le persone e le imprese. Tra l’altro organizziamo per i nostri clienti anche degli eventi e mostre dedicate; stiamo valutando anche un accordo, con una casa d’asta prestigiosa per permettere al cliente Private di poter acquistare delle opere d’arte in assoluto anonimato e con l’assoluta garanzia che l’opera d’arte sia proprio confacente con l’esigenza del nostro cliente.
La Direzione Commerciale invece si divide in quattro strutture: l’Ufficio Marketing, i Servizi di investimento, l’Ufficio Bancassicurazione e l’Ufficio Crediti fiscali e finanzia agevolata”.
Cosa vuol dire essere Socio della Banca di Piacenza?
“L’attenzione al territorio è parametrata anche all’attenzione verso i nostri soci. Noi siamo una Società Cooperativa a responsabilità limitata, quindi siamo una banca con il voto capitario dove ogni socio viene valorizzato indipendentemente dal possesso azionario. L’attenzione ai soci si esprime sotto vari aspetti. Il primo è quello di impegnarsi per remunerare tutti gli anni i nostri azionisti. Tenga presente che da quando siamo nati, dal 1936, la banca ha sempre pagato il dividendo. La Banca inoltre tende sempre a far crescere il patrimonio accantonando a riserva tutto ciò che non viene distribuito agli azionisti. Il secondo aspetto riguarda le convenzioni di conto corrente dedicate ai soci che variano a seconda del pacchetto azionario. Il terzo aspetto è legato ai momenti sociali e culturali proposti ai nostri Soci tramite i numerosi eventi organizzati durante l’anno”.
Quali sono i possibili scenari futuri?
Difficile fare previsioni in questo particolare momento. Recentemente il Presidente ABI Patuelli auspicava il mantenimento delle banche territoriali per evitare la desertificazione bancaria. Nel 2022 sono stati chiusi 650 sportelli e nel 2023 quasi 800; questa situazione è in continua crescita e penalizza economicamente questi territori. Certamente l’introduzione di nuove tecnologie informatiche e l’intelligenza artificiale stanno stravolgendo l’attività bancaria. Il nostro Istituto pone attenzione a questa particolare e delicata fase di innovazione, mantenendo sempre centrale il rapporto personale con il cliente.
Dalla sua analisi sul panorama bancario nazionale, emerge che le banche locali potrebbero trovare ulteriori opportunità di crescita. Sebbene esistano grandi gruppi, le banche territoriali conservano potenziale per espandersi ulteriormente nel nostro Paese?
La banca territoriale deve necessariamente, oltre che per vocazione e per necessità, promuovere un rapporto personale con la clientela ascoltando le problematiche e cercando possibili soluzioni per i nostri clienti. Possiamo quindi concludere che la nostra banca è al servizio dei propri territori di insediamento diversificandosi dal resto del panorama bancario per le relazioni instaurate con Soci e clienti.
a cura di Agostino Marotta